INCUBO LAVORO
di Domenico Pittino
Anche questa
volta …suonare l’allarme significa tratteggiare un futuro nero per il nostro
Paese. La storia odierna parla chiaro: “le proiezioni di tutti i principali
indicatori in materia di occupazione e crescita, vedono l'Italia - soprattutto
il Mezzogiorno - in una posizione di ritardo e di grave difficoltà rispetto al
resto d'Europa”.
SOLO 22 MLN DI LAVORATORI. Altro che ripresa nel 2014!!!
SOLO 22 MLN DI LAVORATORI. Altro che ripresa nel 2014!!!
La voragine
in cui siamo infilati con la crisi del
2011 è molto più nera di quello che si credeva. E questo significa allarme economico
…ma anche sociale.
NON SOLO IL BOOM DI DISOCCUPATI!!!, …anche la “qualità”
dell'occupazione è peggiorata. Dal 2007, 580 mila persone hanno rimpolpato la
cosiddetta “forza lavoro allargata” (al cui interno ci sono gli “scoraggiati”),
mentre sono diminuiti di 770 mila unità quelli che fanno parte dell’occupazione
ristretta.
Nel “disastro
occupazionale” le donne sono colpite in maniera forte, soprattutto quelle
laureate tra i 25 e i 39 anni. Succede infatti, che in Europa il tasso di
impiego è passato dall'87,6% all'87,9%, mentre in Italia questi valori sono in
caduta libera: dall'81,3% al 78,7% (…e, naturalmente, e per nostra sciagura, a
pesare sono i dati del SUD)
Poi ci sono i
numeri sulla disoccupazione dei giovani: l'Italia è al terzo posto nella
classifica negativa, dietro solo a Spagna (46,4%) e Grecia (44,4%).
A questo si aggiunge un dato di fatto increscioso: l’Italia non importa manodopera qualificata … esporti cervelli. …E la fuga di talenti non è certo compensata dall'arrivo dei cervelli stranieri.
A questo si aggiunge un dato di fatto increscioso: l’Italia non importa manodopera qualificata … esporti cervelli. …E la fuga di talenti non è certo compensata dall'arrivo dei cervelli stranieri.
"Urge
una riforma finanziaria".
In
Italia, - come abbiamo appena visto – le persone con un lavoro sono solo 22 milioni,
a fronte di una popolazione di poco superiore ai sessanta milioni. Di fatto la
crisi economica e finanziaria degli ultimi anni ha solo esasperato, nella sua
severità e persistenza, i precari equilibri di un mercato del lavoro poco
inclusivo e storicamente condizionato da un tasso di occupazione largamente
insufficiente a garantire la sostenibilità del sistema di welfare. Davanti a
una realtà così difficile nessuno può restare indifferente: Le problematiche
del lavoro, come tutte le altre problematiche, sono parte costitutiva della
sollecitudine di una politica che concepisce la propria missione come
finalizzata alla salvezza e pertanto al bene integrale dell'uomo.
Le
proiezioni al 2020 di tutti i principali indicatori in materia di occupazione e
crescita vedono l'Italia, e più ancora il Mezzogiorno, in una posizione di
ritardo e di grave difficoltà rispetto al resto d'Europa: questo ci dice che
occorre smentire facili ottimismi ...e tirare su le maniche della camicia. A
partire da una riflessione sulla crisi attuale del senso del lavoro è
necessario focalizzarsi sulle difficoltà d'inserimento dei giovani, sui
cambiamenti strutturali, sulla partecipazione delle donne guardando con
attenzione anche a fenomeni più specifici, come i `Neet´ (Not in education,
employment or training, ossia le persone sfiduciate che non lavorano né
studiano), …la condizione del credito alle famiglie e alle imprese, gli
investimenti nella ricerca, la partecipazione degli immigrati e il ruolo dei
nuovi mezzi di comunicazione. Tutto ciò per cercare di gettare le basi di una nuova
cultura del lavoro che ponga la persona al centro.
Liberare
il mercato del lavoro,
Più
formazione,
Una
nuova idea di produttività,
Una
nuova cultura del lavoro,
Lotta
alla precarietà:
sono
queste le proposte di impegno su cui elaborare un progetto culturale sul quali
dobbiamo tutti, da subito, riflettere.
La
questione sociale deve essere posta al centro di tutte le politiche. A tal
proposito, come dice anche Papa Francesco a proposito della questione sociale e
relativamente all'attuale crisi economica:
-
il
reddito di una minoranza cresce in maniera esponenziale mentre quello della
maggioranza si indebolisce. E’ uno squilibrio che deriva da ideologie che
promuovono l'autonomia assoluta dei mercati e la speculazione finanziaria
negando così il diritto di controllo agli Stati pur incaricati di provvedere al
bene comune. Oggi l'essere umano è
considerato egli stesso come un bene di consumo che si può usare e poi gettare:
una deriva che si riscontra a livello individuale e sociale e che viene
favorita. Il "denaro" è diventato un "idolo".
"Ideologie promuovono la autonomia assoluta dei mercati e speculazione
finanziaria". … … …C'è una "tirannia invisibile, a volte
virtuale" delle leggi del mercato. -
Questa
è denuncia seria, che chiede "una riforma finanziaria" e aiuto ai
poveri.
Spetta alla politica fare presto, mettersi
seriamente “al lavoro” per assicurare un lavoro “decente” a tutti e colmare il
divario ricchi-poveri che questa infinita crisi sta allargando sempre più.
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