ITALIA _ IN EVIDENZA_ Moro:"Cossiga scopri' corpo prima di telefonata". Palamara indaga

Moro Cossiga scopri  corpo prima di telefonata  Palamara indaga
Roma, 29 giugno
Un'attività istruttoria e' in corso da parte del pm della Procura di Roma Luca Palamara per fare luce sul 'giallo' dell'effettivo orario del ritrovamento del cadavere di Aldo Moro nella Renault 4 la mattina del 9 maggio 1978 in via Caetani. A quanto apprende l'AGI, per ora si tratta di un fascicolo con la dicitura "atti relativi a", cioe' senza ipotesi di reato e senza indagati, e se ne occupa il magistrato che nella Procura di Roma e' preposto alle inchieste sul terrorismo e che gia' nei giorni scorsi aveva aperto un procedimento - anche questo con la dicitura 'atti relativi a' - dopo l'esposto dell'ex giudice istruttore Ferdinando Imposimato.
  L'attività istruttoria mira a verificare se quanto riportato in alcune recenti ricerche sul caso Moro contenga elementi utili per fare luce sulla vicenda. E tra queste c'e' la ricerca di Manlio Castronuovo e Paolo Cucchiarelli riferita appunto al mistero sull'orario in cui effettivamente lo Stato seppe della morte di Moro e pote' essere sul posto. Secondo gli autori del libro, già poco dopo le 10 del mattino di quel giorno uomini dello Stato erano in via Caetani, sapendo bene cosa c'era nella Renault 4, mentre il Paese lo seppe ufficialmente qualche ora dopo. IL MISTERO DELLE 2 ORE PRIMA DEL RITROVAMENTO DEL CORPO Qualcosa ancora non torna nella morte di Aldo Moro. Ce' un buco di due ore tra il momento della telefonata - intercettata - di Valerio Morucci, alle 12:13, al professor Francesco Tritto, collaboratore di Moro, che annunciava l'avvenuta esecuzione del presidente Dc e il dove sarebbe stato possibile recuperare il cadavere, e le 14, quando nelle case degli italiani entrarono le immagini delle telecamere che davano resoconto del rinvenimento del cadavere, con tanto di politici intorno, lamiere dell'auto tagliate, il sacerdote che benedice la salma.
  Due ore dopo la telefonata intercettata. Perche'? E' quanto si chiede Manlio Castronuovo che con Paolo Cucchiarelli ha condotto un'inchiesta su questo, dal titolo "Via Caetani, attori, comparse e teatro di strada".
  Nella ricostruzione dei due c'e' spazio anche per un'ipotesi molto particolare: i brigatisti informarono i contatti di cui disponevano ben prima delle 12:13. Nel libro e' detto che sia Prospero Gallinari che Valerio Morucci hanno parlato di operazione conclusa tra le 9 e le 10 del mattino, riferita cioe' all'aver parcheggiato in via Caetani la Renault 4 con a bordo il cadavere di Moro in via Caetani. E alla stessa fascia oraria veniva fissata - dai due - la telefonata alla famiglia Moro che annunciava l'avvenuta esecuzione della sentenza di morte decretata dalle Brigate Rosse. E tra le testimonianze degli autori della ricerca e' riportata anche quella di Claudio Signorile, all'epoca vice segretario del Psi e referente dell'area dell'autonomia e 'anima' dei tentativi di iniziativa umanitaria. Signorile riferisce che mentre era con Francesco Cossiga, che l'aveva invitato a prendere un caffè - cosa che lo meraviglio', dice Signorile -, senti' l'annuncio dall'altoparlante che era stata trovata un'auto a via Caetani con dentro un corpo e che andavano a verificare. E poco dopo la conferma che si trattava del corpo di Moro. Signorile colloca il tutto tra le 10 e le 11 del 9 maggio 1973, cioe' almeno due ore prima di quando l'Italia comincio' a sapere della morte del presidente della Dc. Che invece i brigatisti hanno detto che fu ucciso alle 8 del mattino del 9 maggio 1973 dopo averlo fatto rannicchiare nel portabagagli della Renault 4 rossa, e quella vettura poi portata con il suo macabro carico in via Caetani, nel cuore della Roma dei poteri del 'palazzo'. Segui' la telefonata - intercettata - del 'dottor Nicolai (in realta' Valerio Morucci) al professor Tritto. La ricostruzione di Castronuovo e Cucchiarelli parte dalla testimonianza di Vito Antonio Raso, in passato artificiere della Polizia e poi autore del libro "La bomba umana" (Seneca edizioni). Nell'intervista Raso dice che la mattina del 9 maggio 1973 era sicuramente prima delle 11 che la pattuglia della volante 23 lo prese per portarlo in via Caetani. E ricorda che durante il tragitto, quella volta a differenza di altre nessuno gli dava indicazioni precise su dove stessero andando e su cosa ci fosse sul posto. Arrivati all'imbocco di via Caetani, Raso fu fatto scendere e gli fu detto di avviarsi nella stradina dove "mi stava aspettando un funzionario di polizia che mi avrebbe dato le indicazioni del caso". Un funzionario che si presento' come tale Federico Vito, "Vito e' il cognome", gli disse. E lui di rimando, a mo' di battuta, "Piacere, Vito Raso. Vito e ' il nome...". Intorno alla Renault 4 non c'era altra gente, solo quel funzionario che gli disse che c'era da controllare perchè era arrivata una telefonata anonima e si temeva che potesse esserci una bomba. Poi comparve in strada una ragazza che a bruciapelo gli chiese se fosse vero che li' dentro c'era il cadavere di Moro, ma Raso non le rispose e lei si allontano'.
  Quindi l'arrivo di un gruppetto di persone che Raso identifico' subito: il capo della Digos romana, Domenico Spinella, il comandante del nucleo investigativo carabinieri, col.
  Cornacchia, e il ministro Cossiga. Il tutto intorno al massimo alle 11:30. Dopo un breve scambio di battute con Raso, Cossiga e gli altri si allontanarono. Raso rivide Cossiga circa due ore dopo, una volta ultimato il suo lavoro di ispezione sul posto e sulla macchina. Ispezione che porto' al ritrovamento di un borsello poggiato su una coperta che era nel vano bagagli, e dentro il borsello c'erano una catenina e un orologio e un assegno di 27mila lire intestato a Moro: ""Fu in quel momento - racconta Raso agli autori della ricerca - che capii che sotto quella coperta c'era il presidente della Dc". Raso usci' dall'auto, fece cenno al gruppetto di personaggi che insieme a Cossiga erano in fondo a via Caetani di avvicinarsi e comunico' che li' dentro c'era il cadavere di Aldo Moro. Cossiga e gli altri "non avevano l'aria di essere stupiti. Ho avuto la netta sensazione che per loro non fosse una novità'". Vennero chiamati altri due artificieri (uno dei quali, il maresciallo Giovanni Circhetta, diretto superiore di Raso) per controllare le altre auto in zona e poi il portellone della R4 venne aperto operando con una grossa tronchese attorno alla serratura. La sintesi e' che lo Stato forse seppe molto prima dell'avvenuta uccisione di Moro e che qualcuno forse si occupo' di controllare che la notizia non venisse subito divulgata, rinviando alla tarda mattinata. E secondo Raso, quindi quella telefonata al professor Tritto intercettata alle 12:13 "fu assolutamente inutile in quanto Moro era li' da oltre due ore ed evidentemente chi doveva saperlo ne era al corrente". Non esiste una relazione di servizio di Raso, lui l'aveva scritta ma riferisce anche che gli venne strappata in faccia dal suo caposervizio dell'epoca, e quindi l'unica traccia di quell'intervento sta nella relazione di servizio cumulativa dell'operato dei tre artificieri. E anche la testimonianza del maresciallo Circhetta colloca alle 11 del mattino la telefonata con cui gli si diceva di raggiungere via Caetani e dove poi Raso gli disse che nell'auto c'era il cadavere di Moro. Circhetta ha il "sospetto fondato" che qualcuno prima degli artificieri avesse aperto la macchina. "Le BR dopo aver abbandonato l'auto hanno sicuramente avvisato qualcuno che a sua volta ha informato la polizia". 

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